Il Duca d’Aumale e il Feudo dello Zucco

MENÙ IT ・EN Il Duca d’Aumale e il Feudo dello Zucco Si dice che “di una storia è vero solo quello che l’ascoltatore crede”, eppure, della storia che mi appresto a raccontarVi potreste ancora toccare qualcosa con mano; basta recarsi nel capoluogo siciliano o percorrere qualche km lungo la Palermo – Mazara del Vallo, o ancora, andare in Francia. E’ esistito infatti un uomo, un uomo d’altri tempi, che ha riunito magistralmente questi tre territori; un personaggio affascinante, un imprenditore, un bibliofilo, un politico, un condottiero, un collezionista d’arte. Si chiamava Enrico Eugenio Filippo Luigi d’Orléans, meglio conosciuto come duca d’Aumale. Nel 1853 il duca acquistò un feudo, situato tra i comuni di Carini, Montelepre, Giardinello, Terrasini e Partinico, feudo noto come “Lo Zucco” ed è questa la parte della Storia che desidero narrare. La curiosità verso questo personaggio e sopratutto verso questo territorio e la sua produzione vinicola è dettata da una moltitudine di eventi e coincidenze che si sarebbero spente se non fortemente alimentate da un prezioso dono ricevuto qualche giorno fa dal sig. Vittorio Lojacono, un suo scritto, dal titolo “Gli Orleans in Sicilia Il duca d’Aumale, un luminare, Palermo, Terrasini e lo Zucco”. E’ stata la piacevole e scorrevole lettura a spingermi nelle ricerche, ad accendere la curiosità verso un personaggio di notevole finezza culturale e viva intraprendenza che durante uno dei suoi soggiorni in Sicilia acquistò i 3300 ettari di terreno del feudo dello Zucco da don Vincenzo Grifeo duca di Floridia e principe di Partanna, ponendovi una delle sue residenze di campagna e facendone il fulcro di un avanguardistico sistema di gestione imprenditoriale del territorio. Il Duca d’Aumale, infatti, seppe trasformare radicalmente le attività economiche della località dello Zucco, fino a quel momento legata all’agricoltura e alla pastorizia, avviando una produzione vitivinicola in linea con i più avanzati sistemi produttivi: fece arrivare dalla Francia maestranze affinché istruissero quelle locali sulle tecniche d’oltralpe, a lui si deve l’introduzione della coltivazione delle vigne a spalliera o ancora, fu il primo imprenditore in Sicilia ad imbottigliare il vino. Il progetto del Duca contemplava l’idea di rendere la residenza di Palermo, oggi conosciuta come sede della Regione, il perno di una fiorente attività economica che avesse come centro produttivo proprio la tenuta dello Zucco. A tal fine, oltre ad impiantare alcune tra le più tipiche colture siciliane, attraverso una capillare operazione di bonifica ed irrigazione delle terre, trasformò la fattoria in una moderna e complessa azienda-modello, specializzata nella coltivazione di un vitigno autoctono, l’Insolia, attraverso il quale produrre un vino moscato, chiamato appunto “Lo Zucco”, profumato e ad alta gradazione alcolica, assolutamente in linea con la produzione vinicola di quei tempi, considerando per altro che il mese di avvio della vendemmia era ottobre. Tra i vigneti lì presenti al tempo del duca l’autoctono catarratto, il risling, lo xeres, il semillon blanc, l’alitante bianco e il perricone. Per quanto concerne il baglio annesso agli appezzamenti di terra, esso constava di ambienti differenti per tipologia e destinazione d’uso. La sua portata innovativa va valutata specialmente in relazione al panorama socio-economico della Sicilia del tempo, contrassegnato da una generale arretratezza nella conduzione delle campagne da parte della maggioranza dei proprietari terrieri, a cui si contrapponeva l’intelligenza e la lungimiranza di una ristretta élite di signori illuminati. Tra questi si può senza dubbio annoverare il Duca d’Aumale. Il duca d’Aumale sposò una principessa italiana Maria Carolina Augusta delle Due Sicilie. Ebbero 4 figli ma morirono tutti molto presto pertanto dopo la morte del duca, avvenuta il 7 maggio 1897, privo di discendenza diretta, il feudo venne suddiviso in più parti, una delle quali spettò al pronipote Roberto Luigi Filippo, che portò avanti l’attività dell’azienda sino al 1923. La struttura venne quindi venduta ai Principi di Gangi e da loro tenuta in vita fino agli anni ‘50, precisamente fino ad una nuova vendita ad imprenditori che, disinteressati alla produzione vitivinicola, posero fine a quella felice pagina di storia sociale ed economica dell’isola. Oggi, purtroppo, il feudo, sebbene sia ancora lì, a pochi km da Palermo, imboccando l’autostrada Palermo – Mazara del vallo, si trova in uno stato di semi-abbandono. 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