Nel Firmamento, La cucina di Pino Cuttaia, D. Visiello, magazine n.8

Senza memoria non può esserci futuro: solo il netto dominio della tradizione può ispirare un’innovazione illuminata e mai banale. Pino Cuttaia, chef e patron del ristorante La Madia di Licata (Ag) con due stelle Michelin ricamate sulla giubba dal 2009, lo sa benissimo, tanto che proprio la memoria incarna il punto di partenza e il centro pulsante della sua filosofia creativa e gastronomica. Tra i volti più noti, ricercati ed amati del movimento culinario contemporaneo, fiore all’occhiello dell’Italia dei cuochi e presidente dell’associazione Le Soste di Ulisse, lo chef di Licata oggi rappresenta un importante riferimento per la cucina internazionale e, a proposito di vino, detta la sua regola: «Bere bene e mangiare bene sono uno stile di vita e il vino deve essere sempre all’altezza del piatto a cui è abbinato». E un interessante consiglio: «Prima della degustazione di un piatto, mi piace bere un sorso di vino perché ho l’impressione che riscaldi il palato e lo prepari meglio a recepire tutte le qualità organolettiche del cibo». La forza di ogni cucina è saper esprimere in maniera adeguata un territorio, come un vino e il vitigno da cui è prodotto: «Tra i siciliani il mio preferito è il catarratto perché lo reputo il più identitario, definito e particolarmente longevo. Se si lavora bene in vigna e si rispetta in cantina, il risultato sarà un vino che, evolvendo e migliorando, conserverà la sua struttura nel tempo». Per la prova di abbinamento, un classico de La Madia: «Potrebbe accostarsi bene a “La Pizzaiola”, merluzzo all’affumicatura di pigna. Stessa persistenza di sapori, freschezza agrumata e prolungamento fumé del vino a supporto dell’affumicatura del piatto». Una considerazione sul servizio di sala nell’alta ristorazione: «Il lavoro di sala è un’arte e, quando c’è eleganza, finezza, savoir-faire, diventa una seduzione forse più del cibo. L’uomo di sala, attraverso il lavoro, può comunicare sé stesso, ma deve sapere accogliere, avere grande cultura, disponibilità, conoscenza dei piatti, dei vini e del mondo».  Cosa si deve fare per un servizio perfetto? «Ognuno di noi ha un mondo interiore unico e se il cuoco, il maître, il sommelier riescono a creare un taglio sartoriale per l’ospite all’interno del ristorante, si vince e si regala un’esperienza indimenticabile». La memoria custodisce vite e le trasforma in eccellenze. La memoria è la cucina di Pino Cuttaia.

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